Articoli scientifici
L’INFLUENZA DEI RAGGI ULTRAVIOLETTI SUI PAZIENTI AFFETTI DA VITILIGINE
Articolo scientifico divulgativo sugli effetti dell’esposizione solare nei pazienti vitilitici
Indice
La vitiligine è una nota malattia della pelle che affligge una percentuale della popolazione mondiale pari a circa ll’1% [1], con un range di prevalenza differente da popolazione a popolazione e che varia tra lo 0,4 e il 2%.
Tale malattia causa una ipopigmentazione di alcune aree della pelle ed è spesso associata ad un malessere psicologico importante da parte del paziente afflitto, che vive questa sua condizione in modo fortemente negativo. Le persone affette da vitiligine tendono spesso a nascondere le parti del loro corpo affette dalla malattia, sia dall’esposizione al sole che alla vista degli altri [2].
Le lesioni vitilitiche sono caratterizzate da un microambiente locale ad alto tasso di specie reattive dell’ossigeno: tale stress ossidativo causa una serie di danni al melanocita rendendolo disfunzionale e creando una potenziale situazione di necrosi cellulare, la quale può mettere in atto un meccanismo di infiammazione immunogenica. Questa infiammazione immunogenica può convertirsi in attacco autoimmune ai melanociti ancora vivi, poiché stressati dal microambiente altamente ossidante in cui si trovano a causa della presenza di autoantigeni associati ai detriti cellulari delle cellule necrotiche. Se questi non vengono adeguatamente rimossi dal microambiente dei melanociti vicini, attivano la risposta autoimmune dei linfociti T che inizieranno ad identificare tali cellule come corpi estranei da eliminare [3].
Questa soppressione dei melanociti genera una carenza di melanina, rendendo il paziente più suscettibile ai danni dovuti all’esposizione solare sulla pelle. Tuttavia, è altresì vero, secondo recenti evidenze di letteratura scientifica, che i pazienti con tale patologia non sono maggiormente soggetti a sviluppare melanomi nelle aree affette dalla malattia [4] [5] [6] [7].
Inoltre, è anche chiaro che la fototerapia utilizzata per la vitiligine, che si avvale di laser a luce UV, non sembra aumentare il rischio di sviluppare potenziali melanomi nell’area esposta a trattamento [8].
Da questa premessa emerge un’importante domanda, com’è possibile che in un’area maggiormente esposta allo stress ossidativo da esposizione UV non aumenti conseguentemente il rischio di sviluppo di melanomi?
Vitiligine e Melanomi
Alcuni recenti studi [9] [10] sembrano indicare come la risposta autoimmune della vitiligine contro i melanociti sia attivamente coinvolta anche nella lotta ai melanomi emergenti, in virtù del fatto che i pazienti con questa patologia abbiano un maggiore quantitativo di Linfociti T citotossici (CD8+) attivi contro i melanociti. Tali cellule attivate contro i normali melanociti del paziente vitilitico costituiscono un utile strumento nella prevenzione della crescita di melanomi, attivandosi velocemente anche nei confronti delle cellule cancerose.
In aggiunta a questo è anche noto in letteratura come il paziente vitilitico possa presentare auto-anticorpi citolitici volti a distruggere specificamente i melanociti [11]: questi anticorpi sono anche stati riscontrati in pazienti con melanomi, indicando quindi in generale che il sistema immunitario attivato dalla vitiligine aggredisca in modo efficace ed efficiente anche le cellule tumorali dei melanomi e che, inoltre, la risposta immunitaria nella malattia sia di natura duplice: principalmente mediata da linfociti T a livello locale e dagli auto-anticorpi prodotti dai linfociti B nelle situazioni di vitiligine diffusa [12].
É anche possibile che la non aumentata incidenza di melanomi nei pazienti vitilitici sia in parte dovuta al loro mutato stile di vita, infatti, come precedentemente menzionato, chi soffre di questa malattia tende a coprire le aree depigmentate, non esporle al sole o esporle solo dopo aver applicato fattori di protezione solare. Addirittura, la percentuale di chi fa uso costante di protezione solare sale dal 24,4% prima della diagnosi della malattia al 60,3% a seguito di tale diagnosi, indicando un chiaro mutamento di abitudini [2].
Di fondamentale importanza è far notare che l’esposizione alle radiazioni UVB, utilizzate in fototerapia, ha una correlazione positiva con la ripigmentazione cutanea del paziente, in quanto induce l’apoptosi dei linfociti T e la migrazione dei melanociti sani dal pelo e dal follicolo pilifero al resto dell’epidermide [13]. Conseguentemente, l’esposizione al sole del paziente vitilitico può essere utile anche in un quadro terapeutico, sempre che sia fatta in modo da minimizzare gli effetti collaterali negativi che essa può comportare. L’esposizione diretta al sole comporta infatti fastidio, scottature ed irritazioni della pelle nel paziente vitilitico, qualora venga fatta senza le appropriate protezioni [13].
L’evidenza scientifica
Evidenze sperimentali hanno chiarito anche come la vitiligine sia collegata al malfunzionamento del sistema di regolazione redox e del sistema di regolazione delle proteine srotolate (Unfolded protein regulation, UPR): tale sistema di regolazione induce la produzione di citochine proinfiammatorie IL-8 e IL-6 a livello locale, richiamando una risposta immunitaria che, come precedentemente detto, può concretizzarsi in una attivazione per il self dei linfociti T e una produzione di auto-anticorpi anti-melanociti [14].
L’uso di fotoprotettori, in crema o in spray, associati ad una dieta ricca di antiossidanti, aiutano notevolmente quindi il paziente vitilitico non solo poiché riducono i danni ed il discomfort dovuto all’esposizione alla luce solare, che può essere un utile stimolo fisiologico per la ripigmentazione, ma anche perché l’assunzione di antiossidanti per via topica e per OS va a contrastare il malfunzionante sistema di regolazione redox che è alla base della patologia vitilitica e ne scatena l’attacco autoimmune.
In conclusione, l’esposizione al sole del paziente vitilitico non ne aumenta necessariamente il rischio di sviluppo di melanomi e, se effettuata in modo controllato, può addirittura aiutarlo.
Esiste una sinergia specifica?
Wikenfarma raccomanda quindi al paziente vitilitico, soprattutto durante il periodo estivo, di continuare l’assunzione dei prodotti frutto di ricerca SPECIFICA sulla vitiligine, declinati nelle forme di compresse, crema corpo e crema viso per una maggiore sinergia e completezza. Ma di cosa stiamo parlando, esattamente?
La linea VITIwiken, composta da VITIwiken cpr, VITIwiken Crema e VITIwiken Crema Viso, è stata specificatamente progettata per stimolare la ripigmentazione delle macchie causate dalla vitiligine e contrastare lo stress ossidativo.
Le compresse, grazie alla sinergia fra curcumina e piper nigrum, permettono di agire fisiologicamente per ripigmentare le lesioni vitilitiche. La crema e la crema viso sono state progettate specificatamente per agire in maniera topica sulle macchie da vitiligine: la crema corpo contiene estratto di piper nigrum per aumentare l’assorbimento dei principi attivi, mentre la crema viso presenta una formulazione più delicata per poter essere applicata in zone più sensibili grazie all’effetto della Bifurcaria Bifurcata, un importante principio attivo antiossidante.
Per maggiori informazioni...
Condividi l'articolo sui tuoi social!
Resta sempre aggiornat*, iscriviti alla nostra Newsletter per ricevere ogni articolo sulla tua email!
Potrebbe interessarti anche...
-
15 Set 2025L'USO DELL'ESTRATTO DI GINKGO BILOBA NEL TRATTAMENTO DELLA SINDROME DA FATICA CRONICA
-
04 Lug 2025SULL'UTILIZZO DI NUTRACEUTICI SPECIFICI COME COADIUVANTI PER I TRATTAMENTI PER L'ADHD
-
24 Giu 2025PARLANO DI TRIVIS UV SU "LA PELLE"
-
19 Giu 2025SUI BENEFICI DELL'ACIDO IALURONICO SU CUOIO CAPELLUTO E FOLLICOLI
-
23 Mag 2025SULL'IMPORTANZA DI UN TRATTAMENTO PER OS PER UNA FOTOPROTEZIONE COMPLETA DEL CUOIO CAPELLUTO