Keywords: insufficienza renale, insufficienza renale cronica, anemia, integratore di ferro, ferro basso, ferro, liposoma

STUDIO RANDOMIZZATO MULTICENTRICO CON UN NUTRACEUTICO A BASE DI FERRO VEICOLATO TRAMITE LIPOSOMA IN PAZIENTI CON ANEMIA CAUSATA DA INSUFFICIENZA RENALE CRONICA

RANDOMISED MULTICENTER STUDY ON A SUPPLEMENT OF IRON PYROPHOSPHATE CONTAINED IN LYPOSOMES IN PATIENTS WITH ANEMIA CAUSED BY CHRONIC KIDNEY DEFICIENCY

Giovanni Di Fiore, Carmelo Adriano Piluso e Francesco Ravaglia

Introduzione: anemia da insufficienza renale cronica

Uno degli effetti secondari dell’insufficienza renale cronica (IRC) è l’anemia, associata ad un peggioramento della qualità della vita e anche ad un aumento di mortalità per altre malattie cardiovascolari.

La causa dell’anemia in pazienti con IRC è una ridotta produzione di Eritropoietina (EPO) a livello renale e, in conseguenza di ciò, si riscontra anche una ridotta produzione di globuli rossi, poiché l’eritropoietina è il principale ormone che ne regola la produzione. Tuttavia, anche la scarsa disponibilità ferro, o la sua carenza, gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo delle anemie da IRC: in questo caso la produzione di eritrociti è limitata dalla quantità di ferro disponibile, la quale può essere bassa a causa di ridotto apporto di ferro a livello sistemico oppure, e più comunemente in pazienti con questa patologia, a causa di un ridotto assorbimento.

In pazienti con IRC spesso sussistono al contempo situazioni di infiammazione cronica e, come noto in letteratura, tali situazioni sono associate ad una condizione di “anemia da malattia cronica”, in cui l’assorbimento del ferro con la dieta è limitato e la sua presenza a livello corporeo è concentrata principalmente nel sistema reticoloendoteliale anziché nel flusso ematico. È noto, inoltre, che la condizione di anemia da malattia cronica può causare uno stato di ridotta sensibilità alle sostanze promuoventi eritropoiesi, rendendo ancora più difficile il trattamento della patologia.

Come è stata curata l'insufficienza renale fino ad oggi?

Negli ultimi 30 anni i capisaldi della terapia per l’IRC sono stati il trattamento con EPO, o suoi derivati di sintesi, e l’integrazione alimentare attraverso l’uso di integratori di ferro(II) solfato oppure per endovena usando formulazioni contenenti carbossimaltosio ferrico. Tuttavia, entrambe le metodologie di integrazione presentano non pochi effetti collaterali. Inoltre, recentemente è cambiato il modus operandi per il trattamento dell’IRC con un focus primario sulla stabilizzazione del livello di ferro ematico, seguita poi da trattamento promuovente emopoiesi: ci si sta, quindi, concentrando sull’integrazione di ferro. Come menzionato, tuttavia, gli integratori di ferro esistenti presentano non pochi problemi, perché l’applicazione per via endovenosa può provocare ulteriori danni renali, accelerare infezioni da parte di batteri patogeni, aggravare l’aterosclerosi generando stress ossidativo ed infine causare danni endoteliali ed anafilassi. 

Alla luce di tali problemi con l’assunzione endovenosa, l’EMA (European Medicine Agency) ha stabilito che tale metodo per l’integrazione di ferro è perseguibile solo quando sia stata già tentata la via degli integratori orali con esito negativo. Per quanto concerne gli integratori di ferro per os che usano formulazione con FeSO4, questi ultimi presentano uno scarso assorbimento a livello intestinale e generano problemi quali nausea, vomito, bruciore di stomaco, perdita di appetito, diarrea, e tutti questi effetti collaterali ne rendono difficile l’uso per migliorare i livelli di ferro ematici e quindi peggiorano l’aderenza terapeutica del paziente, vanificando la terapia.

Quali sono le ultime frontiere terapetiche?

Negli ultimi anni sono state sviluppate metodologie alternative di formulazione degli integratori di ferro da assumere per via orale, che utilizzano ferro veicolato dai liposomi anziché la solita forma salina.

Tale forma del principio attivo presenta una maggiore biodisponibilità a livello intestinale in virtù della sua formulazione chimica, poiché è costituito da una soluzione acquosa di Ferro pirofosfato circondata da una vescicola di fosfolipidi: il liposoma. Ciò permette a tali vescicole di entrare agevolmente all’interno delle cellule dei villi intestinali e favorire un assorbimento notevolmente maggiore della soluzione di ferro in essi contenuta rispetto ad uguali concentrazioni intestinali di Ferro solfato. Inoltre, in letteratura non sono finora stati riportati effetti collaterali da assunzione di liposomi, ed è quindi ragionevole supporre che, sotto stretto controllo medico per evitare assunzioni di ferro eccessive, il ferro liposomiale sia una risposta efficace al problema dell’anemia in pazienti con IRC e costretti a dialisi.

Obiettivo dello studio

Lo studio si pone l’obiettivo di valutare l’efficacia dell’integrazione di ferro con un integratore di ferro pirofosfato microincapsulato (ferro micellare), FERTOP 30cpr®, usando come riferimento i valori ematici di emoglobina, ematocrito, ferro libero e ferritina a inizio terapia e dopo 3 mesi di trattamento. Al contempo, si valuta anche la sostenibilità per una cura prolungata, annotando eventuali effetti collaterali.

Materiali e metodi

Sono stati reclutati per lo studio 44 pazienti in dialisi con insufficienza renale cronica, di età comprese tra i 20 ed i 96 anni, sia uomini che donne. Alle pazienti donne in età fertile è stato chiesto se fossero in stato di gravidanza. Inoltre, a tutti i pazienti è stato chiesto se provenissero da precedenti terapie con integratori di Ferro prima di iniziare lo studio, ed in caso di risposta affermativa quali integratori stessero assumendo. É stato chiesto se fossero correntemente in trattamento con EPO o farmaci simili. Il ricercatore, effettuate le analisi del sangue del paziente a inizio terapia, ne annotava i valori di Emoglobina, Ematocrito %, volume medio cellulare dei globuli rossi, Ferro e ferritina ematici: in base a tali valori iniziali, determinava la posologia di assunzione dell’integratore.

La posologia del trattamento è stata infatti la seguente:

A pazienti con grave carenza di emoglobina ematica, (<11 g/dL) era consigliato di assumere 2 compresse di Fertop al giorno, una durante il pranzo ed una durante la cena, per il primo mese, seguita poi dall’assunzione di 1 compressa al giorno dopo il primo mese e fino a termine studio.

Per pazienti con carenza di emoglobina lieve (11-14 g/dL nell’uomo, 11-12 g/L nella donna) era consigliata l’assunzione di 1 sola compressa al giorno assunta durante il pranzo fino a termine studio.

Dopo 3 mesi di trattamento sono stati effettuati nuovi esami del sangue per valutare nuovamente gli stessi valori e quantificare eventuali miglioramenti di tali parametri.

Criteri di inclusione ed esclusione
Sono inclusi nello studio:
  • Pazienti in dialisi con Insufficienza renale cronica, che presentano anemia da malattia cronica

Sono esclusi dallo studio:
  • Pazienti già in trattamento con altri integratori di ferro, sia per os che endovenosi.
Caratteristiche di FERTOP 30CPR

Fertop 30 Cpr contiene:

Ferro pirofosfato microincapsulato: Come precedentemente menzionato, il ferro micellare rappresenta una forma più biodisponibile e presenta minori effetti collaterali rispetto al ferro solfato ed al ferro carbossimaltosio.

Acido Folico: Coinvolto nel processo emopoietico e nella divisione cellulare, coadiuva la produzione di eritrociti.

Vitamina C: Promuove l’assorbimento del ferro ed esplica azione antiossidante.

Risultati dello studio sul trattamento dell'anemia in pazienti con IRC

Allo studio hanno partecipato 44 pazienti, di quali 19 uomini e 25 donne, delle 25 donne che hanno partecipato una era in stato di gravidanza. L’età media dei pazienti risultava essere pari a 66,77 anni. 12 di questi 44 pazienti 12, ovvero il 27,27%, erano provenienti da terapie fallite con altri integratori di ferro. I pazienti risultavano, ad inizio studio, avere un valore medio di emoglobina pari a 10,80 g/dL, che risultava essere indice di una carenza grave, un valore di ematocrito del 34,17% sideremia di 67,29 μg/dL e un valore di ferritinemia pari a 41,34 μg/L.

Tali valori medi risultavano sotto i minimi normali per l’Emoglobina e l’ematocrito, ma all’interno di range accettabili, anche se bassi, per sideremia e ferritinemia. A seguito del trattamento di 3 mesi con integratore i valori rilevati erano: 12,60 g/dL per l’emoglobina, 40,40% per l’ematocrito, 76,75 μg/dL per il ferro ematico e 114,59 μg/l per la ferritina. Tali valori denotano un netto miglioramento, pari in percentuale al 14,35% sull’emoglobina, 15,40% sull’ematocrito, 12,33% sul ferro ematico e 63,92% sulla ferritina. I valori riportati a fine studio risultavano essere migliorati per tutti i pazienti oggetto dello studio.

Inoltre, nessun paziente ha presentato effetti collaterali e la maggior parte dei pazienti ha riferito di essere soddisfatto dalla terapia e di sentirsi maggiormente in forze.

Conclusioni dello studio

Fertop non ha causato effetti collaterali di rilievo nei pazienti in oggetto ed ha migliorato la condizione in modo oggettivo, come dimostrato dalle analisi effettuate a termine trattamento. Si dimostra essere un’ottima opzione per la gestione dei pazienti sideropenici in trattamento dialitico e con insufficienza renale cronica.

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Riferimenti bibliografici

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